martedì 22 maggio 2018

recensione the walking dead

recensione the walking dead
A breve riprenderà una delle serie cult di questi ultimi anni, ovvero The Walking Dead. Si è ormai arrivati alla settima stagione e la serie sembra non subire assolutamente cali nè da un punto di vista qualitativo e neppure da un punto di vista del successo tra il pubblico.
Anzi, va detto come gli spettatori nonostante scelte di sceneggiatura spesso controverse siano in costante aumento. Ad ogni modo vi è ancora una pattuglia di critici tra il pubblico che ha scelto di non seguire The Walking Dead.
I motivi sono molteplici, ma va detto che tale posizione priva chi la mantiene della possibilità di scoprire una serie davvero di ottimo livello e che è qualcosa di completamente diverso da una banale horror che si riduce tutto ad un mondo popolato di zombie. Una buona occasione per recuperare la serie potrebbe essere guardare The Walking Dead in streaming, grazie al servizio offerto da NowTv. Qui di seguito si avrà modo di scoprire alcune ragioni per cui continuare nell’ostracismo verso la serie sia un atteggiamento sbagliato e perchè The Walking Dead andrebbe recuperata al più presto.

I personaggi

Ingrediente fondamentale perchè una serie tv sia di successo è la sceneggiatura e conseguentemente i personaggi che la popolano. The Walking Dead può vantare dei personaggi la cui caratterizzazione risulta accuratissima e che nel corso delle varie stagioni sono stati protagonisti di un’evoluzione assolutamente verosimile ed in linea con il mondo devastato in cui si muovono. Questo è indubbiamente un aspetto della serie da tenere in considerazione.

Gli antagonisti del gruppo di protagonisti

Altro notevole punto di forza della serie, sempre parlando della caratterizzazione dei personaggi, risulta essere la capacità di delineare con grande maestria anche i personaggi negativi della serie, dove oltre a personaggi completamente negativi ve ne sono anche diversi, praticamente tutti i protagonisti, che nel corso delle varie stagioni si ritrovano a dover fare i conti con i propri demoni e con comportamenti e decisioni che mai avrebbero pensato di tenere e prendere.

Gli esterni

La sceneggiatura è fondamentale per la riuscita di una serie tv, ma molto importante è anche la fotografia e la caratterizzazione degli esterni. Ebbene, The Walking Dead non delude nemmeno per quel che riguarda questo aspetto: lo spettatore si ritrova infatti a vivere una grande esperienza dal punto di vista visivo, perchè gli sembrerà davvero di trovarsi in un mondo devastato e post-apocalittico, con le grandi città di un tempo ridotte a una sorta di scatole vuote, dove tutto è ormai distrutto. La natura sembra aver preso il sopravvento sulla modernità e questo lo si percepisce anche nei comportamenti dei sopravvissuti, che sembrano in tanti casi essere tornati a farsi guidare dagli istinti primordiali.

La tensione perenne

Chi dovesse pensare che The Walking Dead sia una serie semplicemente splatter, si troverebbe a deragliare notevolmente da quelli che sono i binari della verità. Lo splatter è ovviamente presente visto che si tratta di una serie horror, ma non è l’elemento dominante della serie. In The Walking Dead la tensione è il più delle volte dovuta a quello che potrebbe accadere e non a quello che poi effettivamente accadrà. Questo a volte può risultare snervante, ma è un altro segno del fatto che chi scrive la serie lo fa con grande maestria.

Personaggi femminili

Un altro pensiero molto diffuso è che The Walking Dead sia la tipica serie ricca di stereotipi dove siccome ci si trova in un mondo post-apocalittico saranno i protagonisti maschili a risolvere qualsiasi situazione. Questo non è assolutamente vero, perchè gli sceneggiatori hanno giustamente dato risalto alle figure femminili che popolano la serie e si possono vedere diversi personaggi femminili che risultano spesso decisivi ai fini dello sviluppo della storia.

I finali aperti di ogni episodio

I “cliffhangers”: qualcosa di amato o odiato e che è presente praticamente in quasi tutte le puntate di The Walking Dead. Si può essere d’accordo o meno sulla scelta autoriale di riempire la serie di questi momenti, ma quel che è certo è che al momento si sia trattato di una scelta assolutamente vincente, visti i risultati d’ascolto di tutti questi anni.

Una serie che non ha al centro gli zombie

Si deve riprendere il discorso relativo al fatto che questa serie non è un qualcosa incentrato sullo splatter: chi dovesse pensare che si è di fronte ad una serie sugli zombie sarebbe nuovamente fuori strada. Gli zombie ci sono e sono ben presenti, ma quello su cui la serie pone i riflettori sono gli esseri umani con le loro contraddizioni e il loro trasformarsi in una situazione in cui la civiltà è venuta meno. Si può dire che la serie in tutti questi anni abbia fatto vedere agli spettatori cosa significhi concretamente il concetto di homo homini lupus e come tale detto latino interessi sia i “buoni”, coloro che mantengono dell’umanità anche in situazioni estreme, sia i “cattivi”.

alcuni motivi per iniziare a guardare serie tv

 Perché guardare le serie tv
Hai sempre qualcosa di interessante da guardare la sera quando torni a casa
e non sei vittima del palinsesto della televisione. Nel caso in cui, infatti, non ci fossero programmi che ti interessano davvero, non dovrai ripiegare su quello che ti sembra più accettabile, ma avrai sempre la tua riserva aurea.
La produzione di serie tv accontenta tutti i gusti ed è molto probabile che anche tu possa trovare qualcosa che ti ispiriUna puntata dura al massimo un'ora
Rispetto al classico film, una puntata di una serie tv è facile da incastrare tra i diversi impegni di una giornata. E, poi, se si tratta di una sit-com in cui la trama non è fondamentale quanto le battute al vetriolo, potrai approfittare anche del tempo che impieghi per cucinare la cena. Insomma, si adatta molto bene a una donna multitasking presa da mille attività.
 Ti dà il piacere di una storia dai mille risvolti
Le serie tv sono ricche di personaggi interessanti i cui profili sono approfonditi in tutte le loro sfaccettature. È facile immedesimarsi e trovare sempre il colpo di scena che ti traghetta fino all'ultima puntata in un battito di ciglia. Cosa c'è di meglio che vivere sul filo della suspense senza annoiarsi?
Se, quindi, hai deciso anche tu di inaugurare la visione di qualche serie, ecco alcuni consigli per scoprire dove vedere quelle in uscita prossimamente e trovare quello che si potrebbe adattare meglio ai tuoi gusti.
DOVE TROVARLE
I canali e i servizi on demand per vedere le serie tv:
Su Premium Stories (Mediaset), Sky Atlantic (Sky), Infinitytv (Mediaset) esiste una programmazione stagionale che manda in onda le stagioni intere delle serie oppure propone il classico appuntamento settimanale. Inoltre, a ottobre arriverà in Italia Netflix, il servizio in abbonamento e streaming nato negli USA.
Ti consigliamo di tenere d’occhio i vari canali per non farti sfuggire le nuove uscite: l’offerta è davvero variegata.
LE MIGLIORI SERIE TV DA GUARDARE
  • PER CHI AMA IL CRIME E IL THRILLER
NUOVE SERIE TV
THE MYSTERIES OF LAURA (inizio: settembre 2015, Premium Stories, prima stagione)
È la storia di Laura Diamond, detective della omicidi di New York, che ogni giorno si destreggia tra il lavoro e la vita casalinga animata da due vivaci gemelli e un ex marito che sembra non voglia firmare il divorzio. Un crime condito con un pizzico di humor, che racconta le disavventure che affronta ogni giorno una mamma.
STATE OF AFFAIRS (inizio: settembre 2015, Premium Stories, prima stagione)
Charlie Tucker è una delle migliori analiste delle CIA che si è salvata da un attacco terroristico in cui è morto il suo fidanzato. Il suo compito è affiancare il Presidente nella gestione delle crisi internazionali per ottenere giustizia a tutti i costi. 
NUOVE STAGIONI DI SERIE TV GIÀ COMINCIATE
THE FOLLOWING(inizio: settembre 2015, Premium Stories, terza stagione)
Ryan Hardy, agente speciale dell'FBI, combatte la sua guerra contro Joe Carrol, un serial killer rinchiuso in carcere che, grazie a un pc, riesce a comunicare con l'esterno e creare una fitta rete di seguaci e ammiratori disposti a fare qualsiasi cosa per lui.
PER CHI AMA IL GENERE DRAMMATICO
NUOVE SERIE TV
SATISFACTION(inizio: settembre 2015, Premium Stories, prima stagione)
Neil Truman e la moglie Grace hanno tutto eppure non riescono a vivere felici in coppia. Cosa fare in questa situazione? La serie tv prova a indagare tra le pieghe del matrimonio moderno.
NUOVE STAGIONI DI SERIE TV GIÀ COMINCIATE
ORANGE IS THE NEW BLACK (inizio: settembre 2015, Premium Stories, terza stagione)
Piper Chapman, arrestata per coinvolgimento nel traffico di droga, racconta la sua storia e quella delle sue compagne incarcerate in un penitenziario femminile.
NB. La terza serie è già stata mandata in onda lo scorso giugno su Infinitytv, il servizio on demand e in streaming di Mediaset.
MOM (inizio: settembre 2015, Joy, seconda stagione)
Racconta la storia, in chiave sit-com, di una madre ex alcolista e appena uscita dal rehab che si destreggia tra le disavventure quotidiane e prova a riprendere in mano le fila della sua vita.
PER CHI AMA LE SERIE TV IN COSTUME
NUOVE STAGIONI DI SERIE TV GIÀ COMINCIATE
PENNY DREADFUL(inizio: settembre 2015, Rai4, seconda stagione)
Una serie tv che mette in campo le figure iconiche della Londra Vittoriana. Tra i tanti protagonisti: il dottor Victor Frankestein e la sua mostruosa creatura, Dorian Gray e il conte Dracula.
PER STARE IN COMPAGNIA DI TUO MARITO
NUOVE STAGIONI DI SERIE TV GIÀ COMINCIATE
THE WALKING DEAD(inizio: ottobre 2015, sesta stagione, FOX)
Il vice sceriffo Rick Grimes cade ferito in uno scontro a fuoco. Quando si risveglia si ritrova circondato di cadaveri in un ospedale distrutto. Un virus, non meglio identificato, trasforma i morti in zombie e un gruppo di persone, a cui si unirà, tenta di sopravvivere in un territorio ostile e minaccioso fuggendo l’epidemia e i morsi contagiosi dei non morti.
HOMELAND (stagione 1, 2, 3, 4)
Negli USA è prevista per ottobre 2015 l’uscita della quinta stagione: hai tutto il tempo per recuperare gli episodi precedenti. Ecco la trama:
Nicholas Brody è un sergente dei Marine dato per scomparso durante la guerra in Iraq insieme a un altro compagno di armi. Dopo anni ricompare e ritorna negli USA come un eroe di guerra. Carrie Mathison, un’agente della CIA, sente odore di bruciato e, tra lo scetticismo dei colleghi, comincia e sospettare che sia una spia convertita all’Islam e possa rappresentare un serio pericolo per il Paese
I capolavori
Se sei una novellina potresti esserti persa alcune perle, di cui però avrai sicuramente sentito parlare. I palinsesti talvolta propongono i vecchi successi, quindi a questo giro non lasciartele scappare:
FARGO (stagione 1, in arrivo la 2)
La serie ispirata al film dei fratelli Cohen e prodotta dagli stessi, racconta le vicende grottesche di Lester Nygaard, un marito impacciato e insicuro che si trova vittima delle angherie di una moglie dal piglio tirannico. Tutto scorre tranquillo nella cittadina del Minnesota fino a quando non compare Lorne Malvo, un tipo losco e poco rassicurante che lo trascinerà in un piano criminale non proprio ben congegnato.
BREAKING BAD (stagione 1, 2, 3, 4, 5)
Nell’America di provincia lo stipendio di un professore di chimica con una moglie, un figlio e la secondogenita in arrivo può non bastare. Soprattutto se ci mette lo zampino anche la salute. Così Walter White decide, preso dalla disperazione, di buttarsi insieme a un suo vecchio studente in una nuova attività: la produzione di metanfetamine, una droga sintetica che si rivela un business assai redditizio, ma ricco di inconvenienti. La quinta stagione chiude la serie.
 Pronta alla tua prima visione seriale? Buon divertimento!

alcuni motivi per guardare un film horror

Alcuni motivi per guardare un film horror.


Guardare film horror fa bene al nostro benessere psicologico. Queste pellicole ci permettono, infatti, di sbirciare nei luoghi spaventosi ed oscuri pur mantenendo una distanza di sicurezza. Ma non è solo una questione emotiva: è stato dimostrato che la paura e lo spavento sono vantaggiosi anche per la salute del nostro corpo. Guardare film horror, innanzitutto, regala una notevole dose di adrenalina e, di conseguenza, una sferzata di energia e la capacità di messa a fuoco. Il cervello reagisce, inoltre, alle montagne russe emotive rilasciando sostanze quali dopamina, serotonina e glutammato.
Questa reazione chimica permette all’individuo di sentirsi bene. I film spaventosi possono, in effetti, ispirare anche buon umore e contribuire ad alleviare lo stress. Dopo una giornata snervante, un film horror può essere stranamente calmante e questo perché anche le parti più spaventose hanno in realtà un effetto catartico. Mentre siamo naturalmente portati a identificarci con i protagonisti principali, possiamo infatti anche immedesimarci con qualunque creatura spettrale stia causando il caos: questo aiuta a sfogare i comuni fastidi ed a calmarsi.
I film horror fanno bene al cervello in quanto aumentano l’attività cerebrale. Una componente importante di queste pellicole è, in effetti, il mistero; seguendo la trama e facendosi sempre nuove domande, la mente lavora a pieno ritmo. I film del terrore consentono, poi, di affrontare le paure, di arrivare vicino alle cose che ci spaventano, ma senza affrontare un pericolo reale. E più ci si avvicina alla fobia e più si è in grado di superarla. Conseguentemente, questo genere di film aiuta a risolvere i problemi reali: mostrano, in effetti, diverse modalità di problem solving.
Guardare film horror fa bene anche alla linea in quanto consente di bruciare fino a 200 calorie. Il cuore, infatti, batte forte, il respiro è più pesante ed il corpo lavora sodo. I lungometraggi terrificanti aumentano, inoltre, l’attività delle cellule bianche del sangue, le cellule che combattono le infezioni, i virus e i batteri. Sono quindi perfetti per la stagione fredda e per il periodo di Halloween. Infine i film horror rafforzano i legami con i familiari e con gli amici: provando paura tutti insieme ci si può sostenere vicendevolmente.

recensione teen wolf

La trama sviluppata da Jeff Davis prende spunto dall’omonimo film di Rod Daniel con Michael J. Fox, ma ben presto le differenze tra i due prodotti si fanno sentire e ciò è dovuto alla serializzazione dell’idea di base.
Come permettere alla serie di evolversi? Aggiungendo nuove creature nel momento in cui l’attenzione sui licantropi rischia di annoiare. Grazie a questa scelta lo show si riempie di banshee, kanima, coyote mannari, kitsune, nogitsune e tutti i possibili “mostri” richiesti dallo scenario. Alla presenza quasi esagerata del soprannaturale a Beacon Hills c’è una spiegazione, data nel corso delle stagioni per giustificare le presenze passate e giustificare quelle future. Perché quel che è certo è che Davis riuscirà a inserire nella serie quante più creature possibili.Le prime due stagioni sono godibili nella mescolanza di elementi soprannaturali e dilemmi adolescenziali. Si passa da un susseguirsi di indagini alle partite di lacrosse, dai tentativi di tenere nascosti ai genitori una realtà che li sconvolgerebbe alle storie d’amore dei protagonisti, in particolar modo quella tra il licantropo Scott e la cacciatrice Alison Argent, ostacolata dalla famiglia di lei.Con così tante creature e con lo scopo di rendere la serie sempre più cupa, il filo si perde. E Davis non sembra in grado di recuperarlo.
Trame presentate nelle stagioni passate vengono riprese in quelle più recenti, personaggi vengono strappati dal contesto in cui erano stati inseriti per fare da guest star improvvisate. Non basta un breve previously all’inizio di ciascun episodio, ci vorrebbero ben più di trenta secondi per spiegare allo spettatore dove è arrivata la storia, chi sono quei volti già visti e cosa ci fanno lì, in quella nuova trama, con un nuovo ruolo; sembra darsi per scontato che lo spettatore ricordi ogni singolo dettaglio delle stagioni precedenti.
Gli episodi hanno preso l’abitudine di iniziare spesso con colpi di scena, una scelta che potrebbe essere favolosa se non fosse per l’assenza di spiegazioni vere e proprie o l’inserimento casuale di nuove creature mitologiche.Gli attori che interpretano i protagonisti adolescenti non sono una pessima scelta, ma è chiaro – soprattutto dalla terza stagione – che fra loro ce n’è uno che risalta più degli altri: Dylan O’Brien interpreta il simpatico Stiles, abile a cacciarsi nei guai come ad uscirne con la sua inesauribile parlantina; Stiles è innamorato di Lydia, la bella della scuola, e per lei è pronto a mettersi in ridicolo in ogni modo. Ben presto, tuttavia, saranno altri i modi in cui agirà e non solo per conquistarla, ma per salvare le vite dei suoi amici.
Dylan interpreta bene il divertente migliore amico del protagonista, tuttavia la sua bravura si manifesta soprattutto nei momenti più cupi, in cui il volto solare della serie si ritrova a compiere scelte terribili, a combattere contro se stesso, fino a interpretare due personaggi completamente opposti nello stesso momento.L’altro personaggio che si staglia sopra gli altri è Peter Hale, zio di uno dei protagonisti, Derek, e figura difficile da decifrare. Sembra volere il potere, sembra tenere alla famiglia Hale, sembra disposto anche a sacrificarla e altre contraddizioni che tuttavia hanno uno scopo preciso: creare un personaggio ambiguo, in grado di agire sempre per i propri fini riuscendo a manipolare perfino coloro che meno si fidano di lui.
Il problema di Peter è la sua quasi costante assenza nello show; viene sostituito da altri villain interessanti, ma meno incisivi, e la sua storyline passa dal sembrare conclusa a rimanere aperta per stagioni intere, senza una spiegazione logica.l dato musicale non è secondario. Uno dei pregi di MTV è l’apparizione, in basso a destra, del titolo e dell’interprete della canzone che in quel momento sta sostenendo la scena. Si tratta di brani più o meno conosciuti, più o meno moderni, una scelta che non distrae lo spettatore, ma lo aiuta a fruire di ciò che sta guardando.
La sigla, al contrario, non brilla per la musica, ma per la composizione visiva che cambia di stagione in stagione, in relazione ai nuovi personaggi e a quelli che hanno abbandonato, alternando i loro volti alle creature antagoniste di quel determinato momento.
voto 7

recensione new girl

 Oggi vorrei parlarvi di una serial comedy dal titolo New Girl, in onda su Fox, il canale tematico di Sky, e, su MTV.     La prima volta che ne vidi il trailer pubblicitario, non ne rimasi molto ammaliato. Sembrava uno di quei tipici programmi da sindrome premestruale. Però, mi sono dovuto ricredere.Già la canzoncina dell’intro, cantata dalla stessa protagonista della serie, cioè Zooey Deschanel, e, le immagini che l’accompagnano, sono realizzati in modo alquanto bizzarro e originale. Infatti, ci vengono mostrati gli attori principali che finiscono di montare il set, come se fossero una compagnia teatrale di amatori intenta a mettere a punto gli ultimi ritocchi prima dell’entrata in scena. Elizabeth Meriwether, con New Girl, ha concepito una commedia che, a mio avviso, attinge a piene mani in molteplici direzioni. Leggendo fra le righe, vi si può scorgere un po’ dell’impronta appartenente ai film di Judd Apatow, tra dialoghi strampalati da bar e dibattiti a sfondo sessuale, i quali, non portano da nessuna parte, ma che, te la fanno far sotto dal ridere; un po’ dei teen movie alla American pie, incentrati su gare di birra, appuntamenti imbarazzanti e contenuti pornografici; ed un po’ delle brillanti chiacchierate che pervadono ogni opera del newyorkese Woody Allen.
New Girl, è figlia di un nuovo tipo di comicità, dove le battute non vengono spiattellate alla spettatore esplicitamente, ma gli vengono soltanto suggerite, in modo che poi sia quest’ultimo ad elaborarle personalmente. Quindi, un umorismo intelligente, caratterizzato anche da una “demenzialità organizzata”, come piace a me definirla. Diciamo che ha imparato dagli Scrubs, e dai Modern Family nati prima di lei e ne ha continuato e tramandato l’insegnamento.
I personaggi sono irresistibili nella loro folle normalità. Jess, interpretata da Zooey Deschanel, pare una moderna principessa delle fiabe classiche, la quale, deve di continuo mettere alla prova il suo inossidabile ottimismo con il grigiore della vita reale; Nick, lo scontroso pigrone e leggermente alcolizzato, ma tanto simpatico nella sua negatività; oppure  Schmidt e Winston, il primo, un metro sessuale ebreo, solo questo dovrebbe far sganasciare, che, cerca il suo riscatto sociale, dopo essere stato per tanti anni un ragazzo obeso allontanato dal genere femminile, ed il secondo, un ex giocatore di basket, a volte, totalmente idiota; tra gli altri ci sono, Cece, la migliore amica di Jess sin dall’infanzia, una bellissima ragazza pronta a rispondere a tono ad ogni ragazzo che l’avvicina, e, Coach, un personal trainer fanatico di sport, che spesso inveisce in TV ai giocatori dell’NBA, impersonato da Damon Wayans Jr., figlio del comico Damon Wayans (Tutto in famiglia).             Jess e company, rappresentano in un certo qual modo una buona fetta dei trentenni di quest’epoca; cresciuti negli anni Ottanta e Novanta davanti alla televisione, consumando una miriade di programmi che sono poi diventati di culto, dalle serie TV tipo Otto sotto un tetto e Il mio amico Arnold, ai cartoni animati d’ogni genere. Quelli che vediamo in New Girl, sono quella generazione entrata negli enta, bambocciona, insicura, che non sa che cosa vuole dalla vita e che ha ancora voglia di rockeggiare, ricordando nostalgicamente i bei tempi passati da adolescente, ma che allo stesso tempo è carica di buoni sentimenti ed ha i piedi ben saldi per terra. Una generazione che, in alcuni casi, cerca di comunicare con quella successiva alla sua, sfociando, facendo questo, nel comico e nell’assurdo, perché quella è un’età alla quale non appartiene più oramai.  Inoltre, in questa serie, prodotta dalla20th Century Fox, non mancano una moltitudine di citazione cinematografiche, da Dirty Dancing e Karate Kid, a The MillionaireIl discorso del re Salvate il soldato Ryan, sino a Harry Potter ed Il Signore degli Anelli, in cui il cinefilo di turno vi può sguazzare allegramente. Per non parlare poi delle tante guest stars del piccolo e del grande schermo che, hanno prestato il loro volto in alcune puntate, come Jamie Lee Curtis e Rob Reiner (The wolf of Wall Street), nei panni dei genitori di Jess, Justin Long (Palle al balzo – Dodgeball), Brenda Song (Zack e Cody al Grand Hotel), Carla Cugino, Jessica Biel e molti altri ancora, un aspetto quest’ultimo che, sottolinea la grande qualità di questo serial, e, l’apprezzamento riscosso dagli addetti ai lavori.     Pertanto, se volete passare una serata in spensieratezza, nel tentativo di dimenticare per un momento i problemi di tutti i giorni, e ricercate una comicità non scontata e che si rinnova di continuo, New Girl  fa al caso vostro.

voto 8

giovedì 17 maggio 2018

recensione di open house


Recensione the open house
Al cuore del film vi è un nucleo familiare colpito da un'improvvisa tragedia: la morte, provocata da un banale incidente, di Brian (Aaron Abrams), marito di Naomi Wallace(Piercey Dalton, che ricorda l'immagine di una giovane Debra Winger) e padre di Logan (il ventunenne Dylan Minnette, co-protagonista della serie Netflix Tredici). Ancora alle prese con il dolore per la loro perdita, e in più gravati da impellenti ristrettezze finanziarie, madre e figlio accettano di trascorrere qualche giorno nella open house della sorella di Naomi: una villetta in montagna aperta a potenziali acquirenti, con visite giornaliere all'interno della casa. È il primo spunto narrativo intrigante, che va ad aggiungersi a quello della difficile elaborazione di un lutto: la violazione dell'intimità domestica, tema su cui sembra reggersi del resto l'intero impianto del film.
The Open House: una scena con Dylan Minnette
Perché The Open House, ed è forse il suo aspetto più convincente, presenta una peculiare declinazione del filone home invasion: una 'invasione' normalizzata, quella costituita da estranei dotati di un fugace accesso all'ambiente domestico dei protagonisti. Subito dopo le prime visite, infatti, nella casa occupata da Naomi e Logan iniziano a verificarsi piccole ma inquietanti anomalie: oggetti che scompaiono o si spostano in maniera misteriosa, problemi all'elettricità e alla caldaia e, passo dopo passo, una vaga sensazione di minaccia che aleggia su questa dimora isolata. I due registi non accelerano i tempi, ma lasciano al contrario che la tensione monti gradualmente e senza fretta, e nel frattempo introducono nuovi personaggi: Martha (Patricia Bethune), vicina loquace e un po' stramba, dal comportamento non molto rassicurante, e Chris(Sharif Atkins), un simpatico commesso che fa il filo a Naomi, suscitando la gelosia di Logan.

Il cambio di rotta di un finale boomerang

Per un'ora abbondante di durata, dunque, The Open House si attiene a questo specifico approccio: dissemina diversi indizi, sta attento a non strafare e in contemporanea approfondisce il rapporto fra Naomi e Logan, nonché i loro stati d'animo - talvolta contrastanti - rispetto a una situazione familiare non facile. Insomma, gli elementi d'interesse ci sarebbero pure, se non fosse per la dissennata mezz'ora finale: una mezz'ora in cui, nell'intento di accelerare il succedersi degli eventi e di far deflagrare la tensione, Matt Angel e Suzanne Coote trasformano The Open House nel più banale degli horror, abbandonando ogni coerenza con quanto mostrato fino ad allora. Ed è questo, a nostro avviso, il difetto più grave e imperdonabile di un thriller che, nel complesso, si era mantenuto su livelli tutto sommato discreti: recidere ogni filo tematico intessuto nella trama, dalla sofferenza per il lutto al disagio economico, passando per i conflitti tra madre e figlio ma anche per la solidità del loro affetto reciproco.
The Open House: Dylan Minnette in una scena
Perché i due registi, sciaguratamente, si limitano a far materializzare un villain sulla cui esistenza e sul cui comportamento non viene fornito il minimo tentativo di spiegazione. Non che ogni film, né ogni horror, debbano per forza di cose seguire un percorso razionale, beninteso: si pensi ad esempio all'ambiguità e alla dimensione volutamente 'assurda' dei thriller di Michael Haneke, Funny Games e Niente da nascondere. La questione è che The Open House si muove su un territorio del tutto diverso: imposta un certo discorso, costruisce determinate attese... in pratica, gioca secondo regole ben precise che poi finisce per trasgredire, a favore di una repentina esplosione di violenza. Una violenza che stavolta però, più che a un genuino orrore, somiglia a un sadismo gratuito, per un film che finisce per risultare decisamente irritante nelle sue forzature, rendendo ancor più amaro il senso di delusione.
voto complessivo   5

martedì 8 maggio 2018

recensione film piccoli brividi

recensione piccoli brividi



A chi sostiene che un certo cinema per ragazzi non si faccia più, quello intelligente, avventuroso e appassionante, che li tratti da persone con un cervello e non da imbecilli con un telecomando, bisognerebbe far vedere Piccoli Brividi, vero gioiello della categoria. La storia già è una trovata in sè.
Da diversi anni Hollywood cerca di portare in film il successo della serie di libri omonima di R. L. Stine (tutti centrati su ragazzi, storie di paure e crescita), ad un certo punto arrivando a coinvolgere anche Tim Burton. Invece che adattare uno dei molti libri però la scelta è andata verso la complessità, il film infatti ha una storia originale con lo stesso scrittore come coprotagonista. La trama racconta di un ragazzo (ovviamente) che scopre che il suo nuovo vicino di casa è il famoso scrittore R. L. Stine, il quale ha scritto tutti i suoi libri di paura con una macchina da scrivere che rende vero ciò che viene battuto. Per questo motivo ha intrappolato ogni singola creatura da lui raccontata in libri dotati di lucchetto. Ovviamente questi libri saranno aperti e i tutti i mostri della serie Piccoli brividi liberati in giro per la cittadina durante una lunga notte da incubo. I protagonisti dovranno capire come rimetterli al loro posto.
Nella parte di R. L. Stine c’è Jack Black e già la scelta di casting è una dichiarazione d’intenti. Lo Stine del film è un personaggio ridicolo che quel grande attore che è Black riesce ad interpretare tenendosi in equilibrio tra esagerazione e coerenza, senza sconfinare nella macchietta pura ma rimanendo con un piede nel fantastico. Piccoli brividi infatti ha il gusto puro dell’invenzione e delle storie d’orrore solo a parole (in realtà sono romantiche e divertenti, sveglie e consapevoli di quel che può divertire i ragazzi), una passione per l’intrattenimento di qualità che è quasi commovente.
Su un simile impianto il film di Rob Letterman scorre con il piacere del cinema semplice dalle aspirazioni classiche. Se nella storia non c’è niente che non sia prevedibile, se non il twist tipico della serie Piccoli brividi (cosa che diventa quasi una gag nella gag durante il film), altro si può dire della forma. La fusione tra realtà e fantasia è portata avanti non solo con un gran lavoro in CG (i molti mostri) ma anche con una color correction e un ritocco alle immagini che posiziona gli eventi in un mondo che è il nostro solo fino ad un certo punto.
Coerentemente con l’interpretazione di Jack Black, tutto il film oscilla tra macchietta e serietà, tra guilty pleasure e satira di costume (specie verso il mondo dell’editoria, tema paradossale per una commedia romantica adolescenziale con mostri). I colori, i luoghi, gli ambienti e la lunga nottata illuminata dalla Luna con una ruota panoramica in mezzo alla foresta, sono coordinate che schifano il “realismo” (termine da prendere con le pinze in questo caso) di classici come Un lupo mannaro americano a Londra o Scuola di mostri, e cercano invece quella parentela con l’animazione che il largo uso di computer grafica suggerisce. Non è quindi solo la tecnica a creare un ibrido tra il disegno e il cinema dal vero, ma anche il tono, assestato in una regione tra il serio e il faceto. E questo è un piacere in sè.
voti:
attori 8
storia 7,50
effetti speciali 8

recensione the walking dead

recensione the walking dead A breve riprenderà una delle serie cult di questi ultimi anni, ovvero  The Walking Dead . Si è ormai arrivati...